Pubblicato su politicadomani Num 85 - Novembre 2008

La discarica che non inquina

 

“Realizzata in Sicilia la discarica che non inquina, azzera il rischio di tumori, produce energia pulita, dimezza i costi di conferimento dei rifiuti”, si legge nel comunicato del Gruppo Catanzaro di Agrigento, che, insieme al Politecnico di Milano e alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Catania, ha realizzato l’impianto fra Siculiana e Montallegro (AG).
L’impianto blasonato, a cui non mancano un gran numero di certificati di qualità, e gli studi di valutazione di impatto ambientale saranno presentati il 19 novembre presso la Fondazione Cini di Venezia nell’ambito del “Venice 2008”.  
La discarica è una struttura di cui non si può fare a meno perché, dice il prof. Paolo Centola del Politecnico di Milano, mentre “in Italia si producono un totale di 122 milioni di tonnellate di rifiuti, (...), la raccolta differenziata è del 33,5% al Nord, del 17,1% al Centro e del 7,7% al Sud”, e, con “37 termovalorizzatori al Nord, 14 al Centro e 7 al Sud, che bruciano in totale appena 4 milioni di tonnellate l’anno, di cui il 40% torna in discarica sotto forma di ceneri”, e con “la quota di residuo umido compostato non vendibile e la quota non riciclabile, è evidente che né la differenziata né i termovalorizzatori possono evitare il ricorso alle discariche”. La questione è, quindi, come si costruiscono e come si gestiscono le discariche. E il rischio connesso a quella della Sicilia è da 100 mila a 100 milioni di volte inferiore al parametro di legge che individua il “rischio nullo”, dice il prof. Enrico Davoli dell’Istituto di ricerca farmacologica “Mario Negri” di Milano.
Totale assenza di percolato; i biogas raccolti e trattati producono 8,1 milioni di Kwh di energia “pulita”, 5 milioni di mc di gas, con un risparmio di 1,8 milioni di tonnellate di petrolio (pari al consumo di 1.100 automobili in un anno); 4,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica che non vengono emesse in atmosfera e 37 milioni di tonnellate di anidride carbonica che non sono disperse nell’aria.
 “La particolarità sta in uno strato di argilla profondo un metro posto sotto una membrana impermeabilizzante saldata con tecniche innovative, che impediscono l’infiltrazione di percolato. Le tecniche di compattatura e copertura dei rifiuti impediscono poi l’accumulo di percolato, che viene incanalato, raccolto e trattato, separando l’acqua che viene riutilizzata dalle sostanze che vengono riportate secche in discarica. Mentre i biogas, vengono controllati, gestiti e guidati, sotto la copertura in plastica e vegetale, poi trattati e utilizzati per la produzione di energia”, spiega il prof. Enrico Vagliasindi dell’università di Catania.

Riferimenti: Giuseppe Catanzaro 335-7580311 e Michele Guccione 348-2668034.

 

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